Euripide, Baccanti, vv. 275-285
Tiresia: …Perché due sono…le divinità
che son prime per gli uomini: la dea
Demetra è una, ed è la terra…È lei
che fornisce ai mortali gli alimenti
che in sé non hanno umore. E dall’altra
parte è il figlio di Semele, venuto
a pareggiarla, che trovò il liquido
tratto dall’uva e lo insegnò ai mortali,
la bevanda che agli esseri infelici
che son gli uomini, e muoiono, acquieta
ogni dolore, quando dentro il flutto
della vite li inonda, e dà il sonno,
e col sonno l’oblio di tutti i mali
della giornata; non v’è medicina
altra che questa per chi soffre e pena…
Introduzione
Mi è sembrato opportuno preporre a questa introduzione ed all’intero volume i 10 versi con cui Tiresia cerca di convincere il giovane re Penteo, nipote di Cadmo, ad accettare a Tebe il culto di Dioniso. Infatti se Demetra aveva fatto dono agli uomini del grano (il secco), Dioniso l’aveva pareggiata, donando agli uomini la bevanda (l’umido) che inebria e che col sonno agli uomini fa dimenticare le angosce quotidiane. Con l’olivo e il grano, la vite costituisce la “triade” alla base della civiltà del Mediterraneo antico. Ma non è compito di queste brevi note (né ne avrei le capacità) parlare della presenza del vino nella letteratura nell’arte e nella musica attraverso i secoli (ne accennava Giuseppe Coria nel suo volumetto sulla vitivinicoltura a Vittoria). Chi fosse interessato può percorrere le vicende del vigneto in Sicilia e della sua presenza nell’arte nel bel volume di Bruno Pastena “La civiltà della vite in Sicilia”, Edizioni Leopardi 1989 (da me più volte citato) soprattutto nella Parte II, dal titolo “La vite e il vino nel mito, nell’arte e nei giochi”[1].
Altro volume che mi permetto di suggerire agli eventuali lettori è “Sicilia. L’isola del vino”, con saggi di Antonino Buttitta e Girolamo Cusimano, Gruppo Editoriale Kalós, 2005 (con foto tra gli altri di Giuseppe Leone).
A queste eccellenze editoriali relative alla Sicilia, mi permetto di aggiungere un volume edito dall’editore Franco Muzzio (lo stesso che pubblicò il lavoro di Coria dal titolo “La cucina della Sicilia sud-orientale), dedicato a “Il vino. Storia tradizioni cultura” di Hugh Johnson (1995), uno dei maggiori esperti europei di storia del vino.
Date queste indicazioni, io mi ritiro nel mio piccolo e cercherò quindi di verificare se nel nostro territorio il vino abbia ispirato l’arte. Ho già elencato nella Parte VII quei pochi esempi di arte decorativa che a Vittoria fa riferimento al vigneto ed all’uva: il pavimento dell’altare maggiore della basilica del Patrono San Giovanni, l’aquila lignea al Teatro Comunale, l’aquila di pietra (forse opera di Corrado Leone) che domina la navata laterale destra (guardando dall’altare maggiore) della stessa basilica, la decorazione della volta della Sala degli Specchi a Palazzo Jacono e le decorazioni delle facciate dei Palazzi Calì in via Magenta e Mazza in via Cavour (una ricognizione, la mia, assai superficiale e che avrebbe bisogno di uno studio più accurato fatto da esperti).
E vediamo ora se e come il vino sia presente nella “letteratura” nostrana.
[1] Questi i capitoli: 1.La vite ed il vino di Sicilia nel mito (paragrafi: Leggende pagane, Leggende cristiane);
2.La vite e il vino nell’arte siciliana (paragrafi: Nella letteratura, Nelle arti figurative); 3.Il vino nei giochi antichi;
4.Mostre e fiere viti-vinicole.
Indice
Introduzione
1.Il cantore del vino di Vittoria: Neli Maltese
a)Neli Maltese per il rag. Emanuele Jacono
b)Ditirambu. Eloggiu a lu vinu di Vittoria.Bonum vinum laetificat cor hominis
b1)Lu vinu nivuru (russu) di tagghiu
b2)Lu vinu cirasuolu
b3)Lu vinu viecchiu
b4)Lu Muscatu o Muscatieddu
2.Proverbi e modi di dire connessi al vino e alla coltivazione della vite in Consolino e Bucchieri (ed in Pitré)
a)Proverbi generici sulla vigna e sul vino
b)Tempo atmosferico
c)Consociazione
d)Proverbi sui lavori nella vigna: zappatura
e)Proverbi sui lavori nella vigna: potatura
f)Vendemmia
g)Indovinelli sulla vendemmia
h)Indovinelli vari
i)San Martino, l’11 novembre
l)Modi di dire ne “I Malafrúsculi”, di Salvatore Bucchieri
Piccolo dizionario della vitivinicoltura e di alcuni termini antichi
1.Il cantore del vino di Vittoria: Neli Maltese
Vittoria ha in Neli Maltese il suo massimo poeta. Altri però prima di lui hanno poetato in dialetto, da don Giovanni Lacetra (o meglio Licitra) di Ragusa (che dell’ubriachezza tratta nel Canti VI e incidentalmente della coltivazione del vigneto nel Canto X)[1] a Federico Ricca e Teresa Jacono Roccadario.
E proprio all’enologo-poeta dialettale (il massimo che Vittoria abbia mai avuto), a Neli Maltese (1868-1947) dobbiamo un grandioso affresco del vino. Nel suo «Ditirambu. Eloggiu a lu vinu di Vittoria», contenuto nella raccolta “Scuru” (pubblicata dopo la sua morte nel 1947) esalta da par suo i quattro vini prodotti a Vittoria:
-il “vino nero o rosso da taglio”, fatto di Calabrese e Frappato;
-il “vino Cerasuolo”, anch’esso fatto di Frappato e Calabrese, distinto in “forte” o “leggero”;
-il “vino vecchio” (delle qualità precedenti, ma invecchiato);
-il “moscato o moscatello”.
Ma chi era Neli Maltese?
[1] Originario di Ragusa, dal 1763 a Vittoria chiamatovi per insegnare da don Enrico Ricca, il suo Viaggio pel sistema planetario pubblicato dal Solli a Palermo nel 1793 fu stroncato da Domenico Scinà, che nel suo Prospetto della storia letteraria di Sicilia nel secolo decimottavo, vol. 3° pag. 234-235 delle Edizioni della Regione Siciliana, così scrive: «…Nè mancarono di quei, che lasciando il giocoso ed il faceto, si alzarono più alto trattando con delicatezza e con nobiltà di ogni maniera di argomento, siccome è a chiunque conceduto di osservare in più raccolte, che sotto diversi nomi di quei tempi stampate si leggono. Io non parlo di Giovan Batista La Cetra, che scrisse un viaggio per i pianeti. Poiché sebbene molte sieno le notizie astronomiche di cui l’adorna, pure le cose non dipinge con atto verisimile e giusta forma, e non ci dà, che contarelli rimati senza grazia, senza nobiltà, senza poesia...».
Ad una lettura lettura attenta a me Lacetra sembra però sulla stessa scia di Giovanni Meli, del Marchese di Villabianca ed anche di Giuseppe Parini, ovviamente alle debite distanze. Se avrò tempo, mi riservo di parlarne più diffusamente.
…
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