Il vigneto vittoriese dal 1818 al 1850.
I gruppi dirigenti di inizio secolo, Benjamin Ingham e la strada degli Scoglitti.
Le note di Orazio Busacca dal 1827 al 1850
Indice:
Introduzione
1.Un protagonista del commercio vinicolo: il barone dr. don Francesco Contarella
2.I gruppi dirigenti nel primo ventennio dell’Ottocento. I Primarij
3.I gruppi dirigenti nel primo ventennio dell’Ottocento. I Civili (professionisti e proprietari terrieri)
3a)Dottori in Legge
3b)Aromatari e medici
3c)Notai (liberi professionisti e mastri notari della Corte Giuratoria e del Decurionato)
3d)Proprietari terrieri
4.I gruppi dirigenti nel primo ventennio dell’Ottocento. Mastri, massari e gabelloti delle gabelle cittadine
4a)Mastri
4b)Massari
4c)Gabelloti delle gabelle cittadine
5. I possessori ”esteri” delle terre.
6.Le terre del Conte (1811-16)
7.I sindaci del periodo borbonico (1820-1860)
8.Benjamin Ingham e il vino di Vittoria. La fortuna del Frappato, detto vino “Scoglitti”
9.Il vino di Vittoria negli opuscoli di Rosario Gregorio, il vigneto nei vari catasti ed il Frappato nella relazione del sindaco Leni
10.Le Effemeridi di Orazio Busacca e l’elogio del padre Giombattista Busacca inteso “Purgatorio”, un massaro intraprendente ma sfortunato
Introduzione
Se la mozione Maggiore discussa nel Decurionato il 22 novembre 1818 ci dà un quadro degli usi riguardo ai salari ai primi dell’Ottocento (con l’introduzione dell’istituto della “caparra” per ovviare agli abusi abituali dei proprietari nello stabilire il salario la domenica successiva all’ingaggio), dai riveli del 1811-16 abbiamo il quadro completo sia del modo in cui veniva posseduta la terra nel Vittoriese, sia dei nomi dei proprietari, nobili o civili o massari o religiosi che fossero.
In merito al modo di condurre la terra, già dal barone Salvatore Paternò abbiamo appreso che «la viticoltura diffondeasi col contratto di subenfiteusi temporanea durante vigna, e le condizioni e patti, eran divenuti di stile, obbligandosi il subenfiteuta pagare il canone, la custodia, vendemmiare nel palmento del concedente e piantare tre alberi d’olivo per ogni tumolo di terra».
Sui possessori della terra, scrive che all’inizio: «…Le terre migliori erano acquistate da’ Chiaramontani, Ragusani, Modicani e sopra larga scala dagli stessi governatori generali della Contea; ed in fatto le terre della valle di Camerina che sono arricchite dalle copiose acque del fiume Ippari s’acquistavano nella massima parte dalla famiglia Aristia, di cui Giuseppe fu governatore generale che pria fu barone e poi marchese di Canicarao, e da Bernardo Arezzi pria barone poi Duca di San Filippo delle Colonne, che acquistò Cappellares. [Pertanto] in Vittoria i suoi abitanti riceveano le terre dai primi concessionari forestieri, che facendo breccia presso i procuratori generali della Contea ottenevano i migliori distacchi».
A parte l’inesattezza sulle terre concesse nella valle al Governatore La Restia (che invece aveva terre ad Anguilla e Niscescia e nell’interno a Bocampello, Piombo e Canicarao) Paternò ci dice due cose: la prima relativa al tipo di contratto; la seconda su coloro che lo diffusero.
Relativamente al tipo di contratto enfiteutico descritto da Paternò, noi lo troviamo attestato in vigore nei riveli del 1811-16, con la gabella detta ad longum tempus o anche a beneficare o durante la vitame. Esso cessava con l’invecchiamento della vigna, con una durata pertanto che da un minimo di 20 o 27 anni poteva arrivare fino a 40, al termine del quale, il concessionario (detto “inquilino”) restituiva quella che ormai era una vignazza improduttiva al concedente o a suoi eredi o a chi per lui come nudo terreno. Si trattava, come è ben chiaro, di un vero e proprio affitto lungo con canone annuo in denaro, rescindibile in caso di mancato pagamento. Tale contratto agrario a mio avviso è una filiazione del vecchio contratto di enfiteusi, che come sappiamo era perpetuo, salvo il mancato pagamento di tre canoni annuali di seguito.
Pertanto possiamo dire che ai primi dell’Ottocento, nel territorio dello “Stato di Vittoria” erano presenti due tipi di contratto: l’enfiteusi originaria col canone in frumento (raramente in denaro) e una sub-enfiteusi legata all’impianto della vigna.
Secondo Paternò inoltre, questo tipo di contratto sarebbe stato introdotto dai grossi enfiteuti (Ragusani come i La Restia e i Valseca, alcuni Chiaramontani, gli stessi Governatori Generali ed altri), che avrebbe frazionato le loro terre ai coloni vittoriesi. In verità noi sappiamo che le cose non andarono esattamente così. Come si è già detto, vero è che molte terre erano state già concesse prima, ma fu la Corte Patrimoniale (cioè l’Amministrazione Comitale), con la fondazione di Vittoria, a concedere direttamente a diverse decine di coloni quasi duecento salme di terre a Boscopiano e in altre contrade. Questo processo si aggiunse a quello probabilmente già in atto da parte dei precedenti grossi concessionari (tra essi nelle nostre zone i Grimaldi ad esempio, insediati alla Dragonara/Fortura), di cui però non abbiamo ad oggi documentazione.
Riassumendo, dai primi del Seicento:
a)il Conte, proprietario primo della terra, dopo il 1550 e poi soprattutto dal 1608 in poi -con la fondazione di Vittoria- concesse vaste estensioni di terre in enfiteusi a decine di coloni provenienti da vari città e paesi. In cambio annualmente gli si pagava un canone enfiteutico perpetuo in frumento detto “censo di proprietà” (con pochissime eccezioni in denaro), pari ai famosi quattro tumoli alla grossa (kg 63,5 circa) per salma di terra concessa (ha 2,79), e questo fino alla liquidazione della Contea negli anni ’30 dell’Ottocento: a mio avviso questa si potrebbe chiamare “colonizzazione primaria”;
b)l’enfiteuta o gabelloto di grandi estensioni a sua volta concedette le terre in sub-enfiteusi, in cambio generalmente di un canone in denaro detto di “utile dominio”; questa sub-concessione a sua volta diede spesso origine ad una o più altre sub-concessioni, con un ulteriore spezzettamento della “proprietà” della terra, che poteva essere gravata sia del censo in frumento al Conte sia da uno o più canoni di “utile dominio”, in un intreccio assai fitto per cui numerosi “possessori” erano nello stesso tempio sia concessionari che concedenti: questa a mio avviso può essere appunto chiamata “colonizzazione secondaria”.
c)nell’ambito di questo processo di sub-enfiteusi, probabilmente dalla fine del Settecento in poi si sviluppò il contratto di concessione di terra “ad uso di vigna” o “ad longum tempus” o “gabella durante vigna o durante la vitame”, con la particolarità di essere limitata (per modo di dire) nel tempo alla durata della vigna.
Sulla terra come capitale poi, oltre ai “censi di proprietà” e/o di “utile dominio” pesavano le cosiddette “soggiogazioni”, cioè la costituzione sul frutto annuo ricavato dalla coltivazione della terra (detratte le spese), di vere e proprie rendite: vitalizie se a favore di religiosi e religiose (per diventare sacerdoti o mantenersi nei conventi e nei monasteri); perpetue se a favore di altari, chiese, conventi, monasteri ed altre istituzioni religiose, con un carico tale che in molti casi immiserì o azzerò qualsiasi rendita fondiaria.
Alla individuazione dei gruppi dirigenti laici e religiosi (cioè dei “possessori” della terra) dei primi due secoli di vita di Vittoria, ho dedicato parecchi saggi specifici che qui vorrei ricordare e cioè:
-il paragrafo 4.Nobili e borgesi enfiteuti dal 1623 al 1714 nel testo on line su kindle store di Amazon.it intitolato La conquista delle campagne.Le contrade, il vigneto e il Cannamellito.Le vie dall’antichità ad oggi della serie Vittoria e i Vittoriesi.2;
-il paragrafo 5.La proprietà della terra tra il 1714 ed il 1748, nel testo on line su kindle store di Amazon.it intitolato La città e le campagne dal 1714 al 1748.Vittoria e i Vittoriesi.6;
-l’intero saggio contenuto in Vittoria e i Vittoriesi.9 dal titolo I gruppi dirigenti a Vittoria tra Sei e Settecento.Parte I. Materiali per la formazione del Dizionario dei Vittoriesi dal 1609 al 1784, in cui sono citati moltissimi personaggi dei primi due secoli di vita della città.
A questi saggi recentemente ho aggiunto i seguenti testi:
–Amministratori e Consiglieri Civici a Vittoria tra Sette e Ottocento (1766-1800);
-Amministratori e attività amministrativa a Vittoria dal 1801 al 1805;
-Amministratori ed amministrazione a Vittoria dal 1806 al 1812;
-L’attività amministrativa a Vittoria dal 1813 al 1818.
Riservandomi di dedicare un lavoro specifico ai riveli del 1811-16, mi limito qui a riferire che solo in essi compare appunto il tipo di contratto agrario di cui già si è detto della “gabella ad longum tempus”, a fianco dell’enfiteusi vera e propria (sulle terre del Conte, amministrate dalla Segrezia), sui sub-enfiteuti generici (con canone di utile dominio in denaro).
Per quanto riguarda la coltivazione, poteva aversi o una conduzione diretta (detta in economia) totale o parziale da parte del proprietario/gabelloto sub-enfiteuta; oppure una coltivazione tutta a mezzo di braccianti diretti da un castaldo o sovrastante.
Nel caso di gabella di terre di grandi estensioni, il concedente dava a volte un contributo o in denaro o in beni (alberi, muri, grano da seminare, paglia etc.): tale “compartecipazione era detta “colonna” e valutata sempre in denaro, veniva “scemata” dall’ammontare annuo del canone ma doveva essere restituita alla fine del periodo della gabella.
In aggiunta alle notizie sui salari bracciantili del periodo, ricavabili dalla mozione Maggiore, pari a 15 tarì a settimana, dal rivelo di tale Mario Barrano (846.86) apprendiamo che una salma di vigneto veniva valutata 4 onze (al netto delle spese di coltura), mentre dal rivelo di m.ro Michele Barresi (843.8) veniamo a sapere che un migliaio di vigne richiedeva una spesa come lavoro di onza 1.18 e che produceva in media 8 barili di mosto (in quel periodo valutato tarì 12 a barile).
Fatte queste precisazioni, continuiamo il nostro viaggio nella storia del vigneto vittoriese, ricominciando dalla nascita del vino “Scoglitti” su iniziativa del barone don Francesco Contarella nel 1816, dopo che già le truppe inglesi avevano lasciato la Sicilia.
Commenti recenti